I giornalisti di Radio “Mir” Medjugorje hanno conversato con lui. Egli è un cristiano palestinese nato in Giordania poiché, nel 1948, i suoi genitori furono costretti a lasciare Gerusalemme. Della sua vita ci ha detto quanto segue: “Ho studiato negli USA, dove vivo attualmente con mia moglie e i nostri quattro figli. Diciassette anni fa ho deciso di lasciare il mio lavoro per aiutare i cristiani in Terra Santa ed ho fondato la Comunità Cristiana Ecumenica di Terra Santa, per custodire la presenza dei cristiani palestinesi in Terra Santa.
Da allora è questa la mia missione, la mia vita: proteggere le radici del cristianesimo a vantaggio di tutti, non solo dei cristiani arabi ma di quelli di tutto il mondo, dal momento che tutto è iniziato in Terra Santa: a Betlemme, a Gerusalemme, a Nazareth, in tutte quelle città di cui sentiamo parlare e leggiamo nella Bibbia. Negli Stati Uniti ho solo quattro dipendenti, ma abbiamo centinaia di volontari che ci aiutano. A Betlemme e in Terra Santa ho venticinque dipendenti a tempo pieno e altri venti impiegati “part time”. Grazie ai nostri progetti, in cui sono coinvolte altre cinquantacinque persone, ripariamo le case degli abitanti cristiani e così, nella sola Betlemme, ci prendiamo cura complessivamente di circa cento famiglie”.
Questa è la seconda volta che il Signor Rateb viene a Medjugorje: “Qui a Medjugorje trovo il vero riposo, perché sento che la Madonna è attorno a noi, che ci protegge e che, forse, cammina anche accanto a noi. Lei è qui, lo sento. Sono qui anche per un altro motivo: per collegare Medjugorje e la Terra Santa, poiché abbiamo in progetto di istituire, qui a Medjugorje, un ambasciata per la Terra Santa. Mi sono messo all’opera dopo la mia prima venuta qui. Ho conosciuto delle persone ed ho visto tutto quello che posso fare.
Sto ancora lavorando su diverse cose, ma siamo arrivati ad un punto in cui dobbiamo muoverci. Questa è una questione connessa anche agli eventi di Medjugorje ed a quelli in Terra Santa. Noi desideriamo porci a servizio delle persone che vanno in chiesa, anche se solitamente la maggior parte di loro pensa solo alla chiesa, non capendo che una chiesa è priva di significato senza persone. Vedo che la gente viene qui e ci resta per qualche giorno e mi sono chiesto cosa faccia per tutto il tempo in cui sta qui: prega! Questa è una cosa buona, ma ora vorremmo che la gente traducesse la sua fede in opere aiutando i cristiani in Terra Santa, non però perché ad essi sia necessario il suo aiuto: essi infatti, non hanno bisogno di cibo sulle loro tavole, necessitano piuttosto del sostegno internazionale dei cattolici, per poter mantenere viva la loro fede”.